La Beauty coach è una figura decisamente innovativa, infatti nell’estetica, il coaching, quello vero, è poco utilizzato.
La Beauty Coach rappresenta un'innovazione significativa nell'ambito dell'estetica, dove il coaching autentico è ancora poco diffuso. Questa figura si definisce come un accompagnatore nello sviluppo dei talenti e delle potenzialità del cliente, utilizzando "domande potenti" che inducono alla riflessione senza giudicare. Questo articolo esplorerà chi è il Beauty Coach, l'origine di questa figura e perché è essenziale per scoprire e sviluppare i propri talenti.
Il processo di coaching si articola attraverso diverse “sessioni” e la prima (definita la sessione zero) è quella della conoscenza iniziale, è quella che ti fa capire bene quali sono le necessità del centro estetico/coachee in quanto team e che porta alla definizione di obiettivi, strategie e azioni concrete. Ogni istituto è unico, e il coaching si adatta alle persone, competenze e esperienze, lavorando in modo personalizzato sulle potenzialità e sullo sviluppo dei talenti. Questa è anche la fase che ti fa capire bene se ci sono i presupposti e la volontà per intraprendere un percorso di coaching e cioè di crescita o meno.
Quindi, si può affermare che il processo di coaching si articola per fasi:
Scopri che tipologia di estetista vuoi essere e come differenziarti nel mercato!
Il termine
«coach»
è un termine inglese che appare nel xv secolo e sembra che inizialmente indicasse un mezzo di trasporto (carrozza trainata da un cavallo), in anni più recenti ha assunto l’accezione nei paesi anglosassoni di «allenatore».
Considerando il
coaching moderno da una prospettiva educativa e’ possibile affermare che le sue origini sono molto più lontane.
Il primo coach della storia è stato
Socrate che nacque ad Atene nel 469 a.c. e con l’affermazione “conosci te stesso” raccontava ironicamente di averla letta sul tempio di “Delfi”.
Socrate riteneva che ciascun individuo sulla base della propria autocoscienza avesse la
capacità di autodeterminarsi.
Compiendo un salto temporale di circa 2500 anni arriviamo al 1974 con
Timothy Gallwey che sulla base della sua esperienza, come capitano del team tennistico alla Harvard University nel 1960 pubblicò l’innovativo libro «The Inner game of tennis».
Nello specifico si accorse come le performance sportive di atleti con eccellenti competenze tecniche e grandi potenzialità potevano essere influenzate dallo
stato d’animo o situazioni interiori.
Divenne celebre una sua frase:
«concentrare tutta l’attenzione sulle variabili del gioco esterno e trascurare le abilità e le discipline del gioco interiore è come cercare di camminare con una gamba molto lunga e una molto corta.»
Sono passati solo 40 anni da quando quest’approccio di allenamento sportivo/coaching, entra a far parte del mondo sportivo e presto si riconosce come possa essere applicato in altri ambiti.
Il metodo Inner Game fu accolto ed applicato nel mondo del lavoro da aziende come «Apple, IBM, Coca-Cola, Rolls-Royce».
Di fatto hanno capito come il metodo del coaching portasse ad incrementare l’efficienza e l’impatto che ha sulle performance, e come le sole competenze tecniche non siano sufficienti per portare all’eccellenza.
Colui che portò definitivamente il coaching nelle aziende fu
Sir John Whitmore (1937-2017) «il padre del coaching», amico e collega di Gallwey, ha fondato insieme ai colleghi Inner Game Society,
che è diventata poi
Performance Strategy azienda di eccellenza mondiale.
Fu l’autore del modello Grow che è l’acronimo di:
A seguire ci sono stati altri grandi coach come
Seligman fondatore negli anni 90 della
Psicologia Positiva
autore di diversi Best-Seller tra cui “La Costruzione della felicità”.
Secondo Seligman “La felicità autentica consiste nel provare emozioni positive riguardo al passato e al futuro, nell’assaporare sensazioni positive derivanti da tanti piaceri dell’esistenza, nel trarre abbondante gratificazione dalle proprie potenzialità personali e nell’usare tale potenzialità al servizio di qualcosa di più grande!”
Nello specifico l’autore identifica attraverso lo studio comparativo di 200 testi antichi, tra cui la Bibbia, il Corano, gli scritti di Aristotele e di Platone, San Tommaso, Sant’Agostino etc., 24 potenzialità “universali” presenti nel comportamento umano. In sintesi secondo Seligman i fattori che determinano la felicità sono riassumibili nella formula:
Felicità = Felicità Costituzionale + Circostanze Vita + Fattori sotto il nostro controllo
Nella formula della felicità di Seligman, ove per felicità costituzionale si intende quella tramandata che pesa circa il 50%, le circostanze della vita dipendono dal contesto in cui si nasce e si vive ed hanno un ‘incidenza del 10%, e i fattori sotto il nostro controllo sono quelli invece dove possiamo intervenire aumentandone o diminuendone il livello di felicità, impattano infatti un buon 40%.
Questi riguardano la nostra valutazione sul passato che è influenzata dalla capacità di provare gratitudine e di saper perdonare, così come la visione sul futuro e la capacità di entrare in contatto con le nostre potenzialità e la quantità di emozioni positive che riusciamo a provare nell’arco della giornata.
Seligman identifica una stretta correlazione tra l’utilizzo delle proprie potenzialità e la creazione di
emozioni positive.
Per questi motivi è molto importante riconoscere e sviluppare le potenzialità personali, per garantire la
piena gratificazione di se’.
Altro contributo lo si deve a Maslow con il merito di aver spostato tutte le attenzioni sulla centralità dell'individuo. Fondatore nel 1964 della psicologia umanistica, ha dato un notevole sviluppo al coaching umanistico.
Nella sua piramide dei bisogni sosteneva che le persone sono spinte dai bisogni e non dai problemi, e di come i bisogni siano universali e più complessi: dal bisogno di sopravvivenza al bisogno di autorealizzazione.
Negli ultimi anni il coaching è diventato sempre più popolare sia come metodo di sviluppo professionale all’interno delle aziende, che come strumento nella gestione dei team aziendali.
Si può affermare allora che il coaching è: »uno strumento/metodo/relazione che viene messo a disposizione del cliente (coachee) affinchè lo stesso raggiunga i risultati desiderati utilizzando al meglio le proprie potenzialità e conseguentemente migliorando la propria qualità di vita e felicità!»
Di conseguenza è uno strumento di miglioramento che favorisce il cambiamento, e’ un rapporto di partnership che si stabilisce con il cliente/coachee e che trasforma il pensiero in azione, il sogno in realtà, e ancora sviluppa le potenzialità nascoste, quelle inespresse e a volte anche represse.
Il coaching non è una terapia, non è una consulenza, non è formazione fine a se stessa, non è psicoterapia, non è psicologia, non è una «guida», ma un accompagnatore, non è una cura, non fornisce in nessun modo dipendenza, anzi lo scopo del coaching è rendere autonomi i clienti!
Il ruolo della Beauty Coach nel processo di trasformazione è fondamentale, si deve agire sulle tre macro-aree dell’autorealizzazione personale, in quanto la stessa è la condizione più vicina alla felicità. Al riguardo abbiamo visto quanto espresso da Maslow. Più recentemente la Self- Determination Theory di Deci e Rayan, professori dell’Università di Rochester USA identificano come i bisogni/aspettative di autorealizzazione degli individui possano riguardare tre aree ben precise, sulle quali, una volta identificata possiamo lavorare sulla relazione.
Il Beauty Coach agisce sulle macro-aree dell'autorealizzazione personale: relazionalità, autonomia e competenza.
Relazionalità:
rappresenta il bisogno di ogni individuo di coltivare e costruire le relazioni sociali soddisfacenti, si lavorerà sulle relazioni presenti e sul cambiamento di comportamenti e strategie che possono portare a un miglioramento delle stesse. Ad esempio il Team di lavoro all’interno dell’Istituto.
Autonomia : si basa sulla tendenza innata degli individui a sentirsi autonomi nelle proprie scelte. Può accadere che il coachee voglia in realtà uscire da una situazione che sente “imposta”, non sua, ma non sempre sa riconoscere da dove arrivi, e che non è allineata alla sua personalità. Ad esempio la scelta di eseguire o meno determinati servizi/trattamenti.
Competenza:
Riguarda la necessità umana di sentirsi competenti, efficaci di saper fare. Ad esempio la formazione inerente la diagnosi come primo step prima di qualsiasi proposta di percorso viso o corpo. Sono capace di eseguire una corretta diagnosi?
Le tre macro-aree servono come traccia per capire dove lavorare, non è detto che si debba lavorare su tutte le aree così come è vero anche il contrario.
I vantaggi di essere seguiti in un processo di Beauty coaching, sono molteplici:
partiamo dalla
differenziazione, sé come Centro estetico imposto il lavoro seguendo tutti gli aspetti elencati fino ad ora, va da sé che ne godrò in termini di visibilità rispetto ai miei competitor, ma anche in termini di
professionalità
in quanto le mie competenze cresceranno, i clienti saranno più fidelizzati perchè si lavorerà su ognuno in maniera personalizzata, si sentiranno più sicuri nell’investire i loro soldi in
risultati certi!
Non sono da sottovalutare i risultati economici che saranno la diretta conseguenza di questo lavoro che verte a creare un proprio
Brand Positioning!
Le competenze di una Beauty Coach certificata AICP comprendono conoscenze di sistema, competenze realizzative e trasversali attuali e potenziali.
Per quanto concerne l’atteggiamento deve essere curiosa, tenace, vitale, autonoma e positiva.
Il compito della beauty coach è quello di porre il “focus” e individuare le aree che generano frustrazione, rabbia, sconforto o altre emozioni negative, perchè spesso sono quelle che nascondono delle potenzialità represse, che devono essere trasformate in potenzialità espresse, allenandole attraverso il work-out che come si è visto è strettamente legato al piano d’azione. Potrà capitare che l’estetista/cliente incontri degli ostacoli che possono essere interni o esterni, e’ compito della beauty Coach esplorare gli ostacoli per accompagnarla nello sviluppare una strategia di “problem solving” ovvero come risolvere gli ostacoli che emergono, ad esempio creando dei sotto-obiettivi, senza perdere di vista il raggiungimento dell’obiettivo finale!
Come scegliere la beauty coach perfetta? Ascolta la sua storia.
Ora ti racconto la mia.
Il tutto nasce per me nel 2018 quando decido di certificarmi frequentando la Scuola di Coaching, perchè desidero lavorare con le mie clienti estetiste in modo differente dai “Formatori” e quindi non voglio essere io a dire loro quello che “devono fare”, ma al contrario desidero con l’utilizzo del coaching accompagnarle a capire quello che desiderano “essere”. Si possono eseguire i servizi che vengono richiesti dal mercato in base anche alle mode del momento, oppure si possono creare dei “protocolli di lavoro” basati sulle proprie passioni e competenze da scoprire insieme attraverso “il metodo del coaching”!
L’ascolto attivo è fondamentale, soltanto così si riuscirà a creare un percorso idoneo ad ogni esigenza.
CONTATTI
Roberta Pinna Beauty & Business Coach Marketing e Coaching per l’estetica professionale - P. IVA 01772630909
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